lunedì 24 maggio 2010

In the morning

Sfiancato dal logorante turno del giorno prima e dalle prolungate attenzioni coniugali, Kalt Winter ancora poltriva, sebbene le dieci fossero passate da un pezzo. Dormiva beato, ma il suo comunicatore trillò, impedendogli di continuare per un altro paio d'ore come desiderava.
Era Erika. "Ehi Kalt sono le dieci del mattino, non ti sembra ora di levarti il pigiama?".
"Per poi andarmene in giro indossandone un altro? Che fretta c'è?".
"Sbrigati, pigrone. Io, Windy e i bambini ti aspettiamo al bar di prora".
Era ancora col pigiama da letto quando le porte dell'alloggio si schiusero per fare entrare una delle sorridenti ragazze del giardino botanico con in mano una composizione floreale di dubbio gusto.
"Una consegna per lei dal dottor Hunt, comandante".
Il mazzo consegnatogli era composto da lilium, crisantemi e garofani, tutti elegantemente tenuti insieme da un nastro viola. Il biglietto d’auguri recitava: “Oggi la tua giovinezza è ufficialmente un ricordo. Condoglianze”. Sorrise.
Nonostante la malinconia da cinquantesimo compleanno si fece coraggio e decise di affrontare la giornata. Si vestì col pigiama da lavoro e affrontò i corridoi della Princess pronto a collezionare auguri meno sinceri e più amari di quelli che l’avevano destato, e a offrire raktajino a dozzine.

La prima persona che incrociò per strada fu il capitano Kosmos.
Poiché era in ritardo, decise di liquidarlo in fretta.
"La ringrazio per gli auguri capitano, questa sera Windy ed Erika daranno una piccola festicciola in mio onore nel nostro alloggio. Spero vorrà passare per un saluto".
Kosmos, uomo duro e poco avvezzo ai convenevoli, rispose di sì annuendo non troppo convinto con il capo, rinnovò gli auguri al giovane non più tanto giovane e proseguì per la sua strada.
Da una settimana a quella parte faceva lo stesso giro ogni giorno. La monotonia di una missione diplomatica non era certo il genere di vita cui era abituato, ma quelli erano gli ordini e per ora gli andava bene così.
Quando le porte della sala tattica si schiusero di fronte a lui l'ambasciatore Sivaak di Vulcano era già seduto al tavolo da riunione intento ad esaminare i rapporti del giorno prima.

Finita la riunione e concordato il da farsi con il capitano l'ambasciatore si diresse verso gli alloggi degli ospiti, dove risiedeva. Inarcò un sopracciglio nel calcolare, con precisione vulcaniana e senza ausilio di strumenti o di osservazioni esterne, che la riunione mattutina era durata notevolmente meno di quelle dei giorni precedenti, e in un attimo constatò che questo per qualcuno, non per lui, avrebbe rappresentato uno spiacevole imprevisto.
Aprì le porte del suo alloggio avendo cura di fare rumore. Fece cadere il data pad che stringeva tra le mani su di un tavolino. Raggiunse il centro dell'alloggio. Prelevò una bottiglia di porto vulcaniano dall’apposito ripostiglio, se ne versò un bicchiere e assaggiandone un sorso si sedette sulla poltrona più comoda della sala.
Dopo neanche il tempo di un paio di sorsi gli si parò innanzi un uomo sulla quarantina.
L'uomo era nudo, coi lunghi capelli in disordine e visibilmente sbigottito dal vederlo lì.
Sivaak si alzò e con vulcaniana nonchalance allargò le dita della mano destra verso l'imbarazzatissimo ospite.
"Lunga vita e prosperità. Sono l'ambasciatore Sivaak di Vulcano".
"P-piacere, Ryo Hunt".
"Il dottore, suppongo".
"Ehm, sì, proprio io. Mi scusi, mi scusi, sono mortificato. Vado a mettermi qualcosa addosso".
"Faccia pure… solo una curiosità: di quale delle mie due figlie è ospite?".
"Di T'Pel".

Imbarazzato come mai prima Ryo Hunt si vestì, salutò la sua ragazza, per così dire, e frettolosamente uscì dall'alloggio del diplomatico e s'avvio verso l'infermeria, dieci ponti più sotto. Per raggiungere il suo ufficio doveva attraversare il corridoio che stava percorrendo ed utilizzare il più vicino turbo ascensore disponibile. Attraversando il ponte a passo svelto e con la testa impegnata in altri pensieri, Ryo urtò qualcuno o qualcosa e riuscii a stento a mantenere l'equilibrio.
Salvatosi dall’urto tirò un sospiro di sollievo, poi alzò lo sguardo come per mandare a quel paese l'ostacolo che l'aveva quasi messo k.o.

L'ostacolo era Clio, che s’era trovata ad attraversare il ponte degli alloggi ufficiali dopo aver trascorso una manciata di ore con la famiglia Winter.
"Tutto bene, dottore?".
"Sei terribilmente solida per essere un ologramma, Clio".
Clio sorrise. Il dottore gli faceva spesso questo effetto.
Divisero il tratto di strada che avevano in comune, poi il dottore si diresse verso l'infermeria e Clio continuò il suo cammino verso le celle di sicurezza.
Quando le ebbe raggiunte, prelevò il prigioniero che le interessava e lo condusse in plancia, meccanicamente, pensando a tutt'altro. Pensava ai figli dei Winter, a quanto positivamente avessero influito sulla sua vita. Prima di conoscere quei bambini Clio non avrebbe saputo trovare una definizione alla parola amore. Provava dell'affetto per i suoi amici, per i suoi colleghi dell'equipaggio, ma non aveva mai avuto un vero compagno, mai al suo fianco una persona di cui si fosse potuta dire innamorata. Ma quei bambini erano riusciti a fare di lei una persona nuova, capace d’amare.
"Prigioniero in plancia, comandante".
"Bene, grazie Clio".

Nonostante l'apparenza il comandante Fletcher accolse la notizia senza esserne contenta.
Odiava quello che stava per fare, odiava ancora di più essere costretta a farlo.
"Guardiamarina, apra un canale con la nave cardassiana".
"Ma signore, non possiamo...".
"Mi dispiace Clio, ma non sta a me decidere. L'estradizione è una faccenda diplomatica, e il capitano insieme all'ambasciatore Sivaak ha deciso così".
Maeve era stata la più caparbia ed accanita oppositrice dell'estradizione, quando in privato le era stata chiesta la sua opinione sulla vicenda. Ma adesso, sul ponte di comando, non poteva mettere in discussione le decisioni che erano state prese.
"Abbiamo le coordinate per il teletrasporto, comandante".
"Bene. Clio, accompagni il prigioniero alla sala teletrasporto 2".

Il prigioniero si chiamava Ragak ed era un disertore cardassiano intercettato per caso dalla Princess mentre, sulla sua navicella semidistrutta e col sistema di sostentamento vitale al minimo, andava alla deriva in pieno spazio federale.
Nonostante la richiesta d'asilo avanzata dal fuggitivo, dopo un breve soggiorno sulla Princess i governi federale e cardassiano si erano accordati per la riconsegna del prigioniero nonostante la strenua opposizione del capitano Kosmos e del comandante Fletcher.
"Grazie di tutto, signorina Clio. Saluti il capitano da parte mia. L'ospitalità è stata squisita", sorrise il cardassiano mentre veniva smaterializzato dalla pedana del teletrasporto.

Una volta a bordo dell'incrociatore cardassiano, Ragak venne immediatamente condotto verso le patrie galere. Si sedette sul lettino della sua cella constatando la differenza tra le prigioni federali e quelle cardassiane, ma sereno, in attesa. Per niente pentito di quello che aveva fatto e senza alcun rimpianto per quello che sarebbe stato costretto ad affrontare.
Venne una guardia, diede un'occhiata svogliata al prigioniero e digitò alcuni dati su una console. Il prigioniero le sorrise, beffardo.
Pochi minuti dopo arrivò un’altra guardia. Come da prassi lanciò un'occhiata svogliata al prigioniero costretto nel campo di forza e lesse dei dati dalla vicina console. Il prigioniero le sorrise, beffardo.
Un’altra decina di minuti ancora e arrivò un’altra guardia. Come da prassi lanciò un'occhiata svogliata al prigioniero e si accertò dell'integrità del campo di forza. Il prigioniero le sorrise, beffardo.
Quindici minuti dopo giunse un altro cardassiano. Come da prassi lanciò una tiepida occhiata al prigioniero, abbassò il campo di forza e come da prassi (di un’altra professione) da dietro la schiena tirò fuori una pistola phaser...

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi sono permesso di postare questo pezzo estemporaneo, che non c'entra un bel niente con la storia "in corso" e che avevo in mente già da qualche giorno, da quando, su facebook, Saretta mi ha taggato nel post "Voglia di scrivere" , costringendomi a ripensare ai tempi in cui voglia, tempo e ispirazione non mancavano quasi mai.
L'occasione è stata questo piovoso lunedì sera casalingo.
Spero non vi dispiaccia se ho preso in prestito i vostri personaggi, stravolgendoli anche un pò.
Un saluto a tutta la ciurma!

Anonimo ha detto...

Mirko: questo è un colpo basso!

G. :-)

Clio Pk ha detto...

MI PIACE MI PIACE MI PIACE:)
Bravo Mirko fatto bene.
Scusate la poca presenza ma con le scadenze del periodo la posta personale è veramente andata a farsi benedire, pure Facebook...
Ora sono in un periodo di calma relativa, ma poi inizieranno le ferie, ma magari qualcosina riesco a postarla:)

Clio Pk ha detto...

sono rientrata nel blog dopo una vita.. noto che tutti abbiamo lasciato ed è un peccato, la vita reale è ciò che ci fa dimenticare quello che amavamo fare... sto pensando seriamente di mollare il lavoro per vari motivi, e amgari mettermi in pari coi miei scritti e ciò che mi piace.
COmunque volevo dare un saluto caloroso a tutti.
Un bacio grande.
e se qualcuno avesse voglia di scrivere lo faccia:)

Anonimo ha detto...

Come dicono i francesi: "C'est la vié" e in questo non c'è niente di strano: le persone invecchiano e assumono ruoli, compiti e responsabilità e si smette di "giocare". Il tempo libero, comunque, è diventato una chimera...
Tuttavia il blog esiste ancora e chi vuole può sempre approfittarne per scrivere o inviare un messaggio.

ciao a tutti

Kalt

Mirko ha detto...

Ragazzi, è sempre un enorme piacere per me risentirvi.

Quando ci ripenso, rimpiango sempre i tempi d'oro della Princess, quando c'era il piacere di scrivere per un nutrito gruppo di amici e la curiosità di leggere quello che questi avrebbero saputo inventare.
Quando la posta in arrivo non rigurgitava soltanto spam o le spesso inutili notifiche di facebook.

L'autunno dev'essere stagione di nostalgie.
Non piu' tardi di due settiamne fa sono stato contattato da due vecchi giocatori del City Hunter PbEM, che gestivo anni fa, i quali mi hanno chiesto di riprendere in mano il gioco. Per ora siamo in cinque, e chissà che non si riesca a metter su un gruppetto che sappia divertirsi e divertire.

Curiosità: oltre me, Sara e Gianc, chi è che riceve ancora le mail da questo blog?

Un salutone a tutti!

Maeve ha detto...

io... io xD

minty ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
minty ha detto...

Ehi, ci sono anche io! :)
Che piacere risentirvi, dopo tanto tempo! State tutti bene?
In questi mesi/anni ho pensato spesso di scrivervi qualcosa, ma poi mi dispiaceva dover confessare di aver dovuto anche io accantonare questo PBeM per la frenesia della real life (e un po' anche perché ho milioni di altri interessi e hobby ^^;)

Scrivere, ogni tanto, scrivo ancora, ma ormai mi concentro sui forum, e (ultimamente) sono tornata a inzozzare un po' anche il mio blog, dove straparlo di libri e fumetti XD Ho lasciato ogni velleità narrativa, in effetti. E mi limito a leggere, leggere, leggere ;D
Anche se l'accenno di Mirko al PBeM di City Hunter un po' mi tenta (nooooooo, non c'ho tempo! Non devo!!! ;__;)

Mi fa davvero un immenso piacere sentirvi! Restiamo in contatto, PBeM o non PBeM, ok? :)

(Ora tutto sta a vedere se mi ricordo la psw di Google che usavo per scrivere su Blogger °_°)

Abbracci a tutti! ^^

EDIT: CVD. Ho fatto casino e ho dovuto eliminare il post qui sopra. Scusate! ;__;